Tara, il risveglio della grande madre
17 Marzo 2024Incontri Privilegiati
17 Marzo 2024Come un Padre, come una Madre
di Monica Mignani
“Era come un Padre e come un padre guidava i discepoli ascoltando tutti i loro problemi, dando loro consigli e insegnamenti.
Era una Madre. Come amore perfetto, Colei che custodisce e protegge”. Molte volte ho sentito discepoli descrivere il proprio maestro in questo modo. Lama Zopa Rinpoche ricordava Lama Yeshe come un Padre e come una Madre. Uniti.
E un giorno ho sentito la mia voce che pronunciava queste esatte parole. Era mio Padre, era mia Madre. E senza alcun tipo di ragionamento ho capito che non era un modo di dire. Lo sapevo e improvvisamente dal profondo è salito al mio cuore.
Padre e Madre convivono in un Lama senza alcuna dualità, senza nessun conflitto di genere, completamente affrancati dal regno dell’emotività. Difficile disgiungere i ruoli, difficile ricordare quando si sono mostrati come padre o quando madre.
La nostra ignoranza, guidata dai difetti mentali, ci confonde distinguendo maschile e femminile. Freddezza, coraggio e potere contro la carezza e il gesto che guarisce.
I più illuminati riescono a smorzare il conflitto in un’isola remota, ovvero un luogo dove gli opposti si possano incontrare mantenendo la propria peculiarità di genere. La propria dualità. Ebbene il mio Maestro mi ha dimostrato che possono convivere in un assoluto amore perfetto come è espresso nel suo nome Ciampa Ghiatso, Oceano d’amore.
Ed era per questo amore perfetto e immenso che la chiave restava infilata, fuori, nella sua porta fino a tarda ora. Aperta. Lui era lì, aperto per chiunque avesse bisogno, come un padre, come una madre. Era per questo amore che si mostrava irato con un discepolo per qualche sua mancanza, senza che questo suo lato potesse contaminare gli altri. Il sorriso tornava a splendere sul suo volto, senza che nessuna ombra lo avesse offuscato. E per amore, solo per amore. Come Padre e come Madre.
Quando ho sperimentato la morte di mio papà sono corsa da lui, piangendo senza poter dire una parola. E lui, senza dire una parola, ha asciugato le mie lacrime. Paziente ha aspettato che l’onda emotiva si smorzasse. E come un Padre e come una Madre mi ha incoraggiato e mi ha offerto il suo sostegno. Con un amore e una gentilezza infiniti che custodisco come il più prezioso dei doni.
E questi suoi doni li ha condivisi con tutti i suoi discepoli, con tutte le persone che ha incontrato senza mai lasciare nessuno a mani vuote. Senza mai che qualcuno potesse lamentare di aver ricevuto meno degli altri.
“A ciascuno il suo”. Con Saggezza. Con Giustizia, come virtù, come valore assoluto, non come giudizio. Non il padre che detta regole. Che bilancia con la sua giustizia il dare e il prendere, il togliere e il restituire. Segna il confine tra il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, la colpa, la punizione.
Categorie che appartengono tutte al vivere umano, all’umana vicenda del vivere nel samsara, ai suoi contrasti, alle sue egoistiche aspirazioni. A tutte le illusioni che, come un mago, mostrano una realtà inesistente. La giustizia come virtù può essere senza un limite. E’ nell’unione di Padre e Madre che nasce la comprensione e la saggezza di ciò che è utile e di beneficio per ciascuno. Ciò che spetta ad ognuno di noi non è una regola, non è un giudizio, ma ciò di cui abbiamo bisogno per procedere sul sentiero verso l’Illuminazione.
Vorrei chiudere con alcuni versi che Ghesce Rabten scrisse in una lettera al suo primo Maestro, e dedicarli a Ghesce Ciampa Ghiatso, mio Maestro, che non è qui ma non è lontano da me.
Padre, sei il mio Maestro compassionevole
e non esiste nessuno che possa eguagliarti,
Tu sei il mio unico rifugio,
O tesoro di saggezza e amore.
Ti penso quando sono felice,
Ti penso quando sono triste.
Tu sei con me sempre,
Che io viva o muoia.