Un eremo al Centro del cuore
12 Febbraio 2024La necessità di una grammatica al femminile
di Carla Gianotti
da “ Una questione di buon senso”, in Fare spazio di sapienza, a cura di M. Morgana, QuiEdit, Verona 2022, pp. 9-14.
…
Nelle diverse tradizioni buddhiste contemporanee diventa sempre più urgente la necessità di una presenza biologicamente femminile che sappia riconoscersi anche come culturalmente femminile [1] e che sappia riconoscere, al tempo stesso, come il maschile e il femminile apportino significativamente due sensibilità differenti. La via del Dharma, le diverse vie del Dharma, nel loro sviluppo all’interno del mondo contemporaneo, necessitano dunque anche di una ‘grammatica’ coniugata al femminile, di un lessico cioè che significhi il femminile. Come è noto, la lingua che adoperiamo non è uno strumento neutro o innocente: essa spesso impone a forza un ‘ordine’, non solo liguistico, ma anche e soprattutto educativo e sociale, un codice normativo che non corrisponde alla verità di quello che siamo.
Nella formazione e diffusione degli stereotipi di genere, sia l’interiorizzazione dell’asimmetria del linguaggio sia l’implicito del linguaggio nella generazione degli stereotipi – pensiamo ad esempio nell’ambito del buddhismo tibetano a titoli quali quelli di Lama o Rinpoche assunti spesso ed erroneamente come grammaticalmente maschili e coniugabili dunque solamente al maschile – conduce al persistere di un lessico androcentrico, causa ed effetto insieme di itinerari religiosi e spirituali di segno ancora e per molti versi tutto androcentrico.
…
E la consapevolezza, poi, della parzialità storica e culturale di immagini, metafore e assunti riferiti alle donne su un Cammino spirituale in generale e sul Cammino del Dharma in particolare, ci induce a considerare una grande assente che occorre oggi mettere in conto e su cui solo in questi ultimi anni si inizia a riflettere e a interrogarsi: la sofferenza di genere delle donne, [2] …. la sofferenza cioè di ammanco di parola, di assenza di simboli e immagini che possano significarci, di carenza di genealogia, di autorità e legittimazione, di ruoli istituzionali riconosciuti e accreditati dalla comunità maschile e femminile…
Sarà solo riconoscendo con lucida consapevolezza la sofferenza di genere delle donne – una sofferenza su cui per troppo tempo c’è stato un muto (e colpevole) silenzio, e non solo – che diventerà possibile dare valore e dignità all’essere donna nei diversi sentieri di fede
…
E nelle società contemporanee la conciliazione di genere si pone dunque quale fattore imprescindibile per uno sviluppo maturo e responsabile del messaggio di Śākyamuni e dei suoi valori nel mondo e per la reputazione stessa del Buddhismo quale religione egualitaria e equanime[3]. Perché la questione dell’equilibrio di genere e della conciliazione di genere nell’ambito religioso buddhista, così come in ogni altro ambito, non è solamente una questione di giustizia sociale, ma soprattutto – parafrasando la ven. Karma Lekshe Tsomo – una questione di buon senso. [4]
…
Idem. ↑
Idem. ↑
J. GYATSO, <<Female Ordination in Buddhism: Looking into a Crystal Ball, Making a Future>>, in Dignity and Discipline. Reviving Full Ordination for Buddhist Nuns, Wisdom Publications, Boston, 2010, pp.1-21 alla pag. 14. ↑
KARMA LEKSHE TSOMO, <<Gender Equity and Human Rights >>, in Dignity and Discipline. Reviving Full Ordination for Buddhist Nuns, Wisdom Publications, Boston 2010, pp. 281-289, a p. 289. ↑