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Traduzione a cura di Sakyadhita Italia.
Ho un amico in India che è uno Swami, un monaco induista. Vive in una piccola capanna di fango, un ashram fatto di bambù e legno. E’ molto frugale. Ma lui ha parecchi ricchi discepoli che lo vengono a trovare e gli offrono regali, specialmente oggetti che comprano all’estero e che sono molto apprezzati in India, perché difficili da trovare. Quando lo incontrai la prima volta fui colpita dalle sue eccezionali caratteristiche. Quando qualcuno donava qualcosa a questo Swami, il suo primo pensiero era: “chi potrebbe essere la persona adatta a cui posso offrire questo regalo?” Non aveva attaccamenti. Quando vedeva qualcosa di bello la gradiva, molto riconoscente di averla ricevuta, ma il suo successivo pensiero era: “Ora a chi la darò?” Così egli viveva molto semplicemente, ma profondamente felice.
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Il bodhisattva sviluppa l’aspirazione di ottenere l’illuminazione e la perfezione della saggezza e della compassione, non per il proprio beneficio ma per essere realmente di beneficio agli altri. E’ un’aspirazione molto, molto profonda. Non sorge per godere la beatitudine del Paradiso o di qualsiasi altro tipo di Terra Pura, ma per ritornare ancora, ancora ed ancora, in qualsiasi forma sia di beneficio agli altri, ovunque ci sia bisogno. Bodhicitta significa generare la grande compassione e la grande compassione comprende tutto, si estende a tutti gli esseri viventi, ovunque. Questa incredibile compassione non può restare inattiva, neppure per un momento, nella beatitudine e nel piacere, ma è costantemente in atto a beneficio degli altri, perché comprende l’interdipendenza di tutti gli esseri. Noi siamo tutti interconnessi.
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La rabbia è un’emozione che affligge le persone, un’emozione molto distruttiva. Appare in molte forme: in modo ovvio o attraverso aspetti sottili difficili da individuare. Ma è sempre dolorosa. Possiamo canalizzare la nostra rabbia pensando che sia una manifestazione di giusta indignazione, possiamo trovarle una giustificazione. E le cause sono tante, soprattutto oggi, perché c’è così tanta ingiustizia nel mondo. La causa può sembrare legittima, ma se noi la assumiamo come un modo per sfogare la nostra rabbia e frustrazione, allora benchè possa mostrarsi essenzialmente valida, in realtà è negativa.
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L’etica non è entusiasmante, non è né segreta, né esotica. L’etica non è qualcosa a cui ci dedichiamo rannicchiati nel letto la notte, leggendo libri che ne parlano e cercando informazioni. L’etica è essenziale per imparare a guidare la nostra vita in un modo sano ed equilibrato, per dirigere la nostra esistenza verso la felicità definitiva, con il minor danno possibile nei confronti di noi stessi, delle persone intorno a noi e della società in generale.
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Accendere un lumino: un piccolo e amorevole promemoria per non dimenticare la nostra vera natura e per continuare a diffondere nel mondo la luce di cui abbiamo bisogno.
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Nessuno chiede mai com’è possibile liberarsi dall’attaccamento. Le persone vogliono liberarsi dalla rabbia, perché è un’emozione spiacevole che li fa star male, che li condiziona. Sanno che la rabbia è negativa, così vogliono sapere come sradicarla dalle loro vite. E’ una buona cosa, ma non è la rabbia che ci tiene avvinghiati alla ruota dell’esistenza: sono l’attaccamento, l’avidità e il desiderio. Ma nessuno vuole liberarsi di queste emozioni. Se l’avidità è in qualche modo soddisfatta, ne siamo felici. Diciamo: “Oh se non potessi amare qualcuno, se non ci fosse desiderio per qualcosa, allora tutto sarebbe così sconfortante, la vita sarebbe così noiosa, tutto apparirebbe sfocato e freddo!”. Onestamente… non è così che pensiamo? “La vita senza attaccamento? Oh, che orrore!”
Ma non-attaccamento non significa che la nostra vita sarà noiosa e insoddisfacente. Non è così. Ciò che veramente ci dice l’attaccamento è che l’aspetto dell’afferrarsi, che appartiene in qualche misura alla nostra vita e che noi pensiamo ci sia di aiuto e che sia un nostro diritto sancito, è in realtà il territorio nel quale nascono paura e sofferenza. E’ molto profondo e appare piacevole in superficie, sembra che possa portare felicità e appagamento nella nostra vita. Non comprendiamo quanto sia veramente insidioso!
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Occuparci della nostra mente è una questione importante. La buona notizia è che la nostra mente può cambiare. Non dobbiamo identificarci con la nostra mente pensando: “E’ fatta così e basta”. Possiamo trasformarla. Indipendentemente da quali siano i nostri problemi, difetti e difficoltà, possiamo trasformarli e cambiarli. Ci sono molti metodi. Il buddismo è una via, ma non è l’unica. Tutti i sentieri spirituali autentici producono esseri spiritualmente realizzati. Ogni autentico percorso spirituale permette l’accesso a un livello più profondo di consapevolezza, che tutti noi possediamo, ma che è oscurato e che non si fa trovare.